24/03/09

Crisi: zero sincerità

A cura di Atti

Una certa idea di come sia cominciata questa crisi e perché, ve la sarete pur fatta, no? Probabilmente eravamo già in crisi da un pezzo, molto prima che la stessa scoppiasse. Oggi siamo tutti soloni in economia, come nel periodo dei Mondiali eravamo tutti ct. Alla ricerca della formazione ideale. Ed ora invece, della spiegazione sul perché tutto ciò ci è piombato addosso e dove ci porterà.
Il segno più evidente è che quando è esplosa alla fine della scorsa estate, diciamo che l’uomo della strada non poteva reagire, né capacitarsene fino in fondo visto che aveva già il morale sotto i piedi.
Siamo abituati a vivere la morsa della famigerata seconda metà del mese da un pezzo e con la cinghia sempre più in tiro. Metà della nostra vita con l’assillo dell’insicurezza.

Prendendo in considerazione solo quei “fortunati”, cui la buona sorte consentirà di conservare un posto azzeccando più o meno sempre la stessa entrata, dopo tanti decenni di rincari, potranno finalmente assaporare l’ebbrezza della deflazione. Il resto, meno fortunato è già un pezzo di quarto stato abbandonato da un pezzo, non influisce sulle statistiche che contano ma è pur sempre l’innesco dei problemi sociali mentre le vere tensioni quelle che contano dovrebbero venire dalla borghesia. Silente, tutti attaccati al proprio mutuo, trepidanti. In balìa degli eventi.

La mia esecrabilissima opinione è che si sia persa aderenza col sistema.
Riflettendo sul fatto ( The Times 4.1.2009 )* che nel fatidico anno di grazia 1968 metà del valore di tutte le azioni mondiali era nelle mani di piccoli risparmiatori e invece ieri, prima della crisi, stavamo sotto il 10% e oggi, chissà... probabilmente vicino allo zero! Secondo il mio umilissimo parere, ce la siamo andata un po’ tutti a cercare. Troppo mattone e zero mercato azionario, forse?
Da più parti si alza il grido della riconversione! D’ora in poi però , chi vuol fare ancora il mattone che scelga almeno qualcosa di eco-compatibile! Zero emissioni. Zero impatto. Si rivendica la possibilità di abolire il concetto di crescita performativa sul mese/giorno/anno precedente . Ne sentiremo parlare sempre più spesso, magari più avanti. Non so se lo rivedrò un periodo così. Che potrebbe pure essere ricchissimo di occasioni per ben ripartire.

Pensavamo di aver già vissuto i cataclismi più indicibili con l’edonismo madonniano, il digitale, la piazza virtuale. Ma di tornare al ’29 proprio non ne avrei voglia, anche se Ollio&Stanlio o Charlot son sempre lì a ricordarcelo, quell’incubo. Amara comicità. Mah, no. No, invece no, il mondo è sempre più bello e in trasformazione continua.

Quindi sarà proprio vero che ‘sta crisi ha già stufato? Mah! Anche la canzoncina “sincerità” all’inizio sembrava brutta. Da tormentosa a tormentone.

*trafiletto trovato dal sottoscritto durante il periplo festivo scorso

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